Pagina:Zamboni - Pandemonio - Il bacio nella luna, Firenze, Landi, 1911.pdf/427

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Questo comandante della nave macabra, se non ostasse l’età e l’epoca, o se io credessi alla metempsicosi, direi fosse uno di quei generaloni austriaci dalla lunga coda, che a Marengo, per ogni mossa contro l’armata del Bonaparte s’affannavano di domandare ordini a Vienna. Il Bonaparte li spazzò via.

Oppure colui, non so più chi fosse, a Porto Arturo, che non s’acconciava ad agire perchè ogni mossa l’attendeva da Pietroburgo, dallo Zarre 8000 miglia distante che stava alla scacchiera.

Oppure quel comandante dello Spielberg di cui narra il Pellico a proposito del Maroncelli. Sentiamolo con le parole stesse delle «Mie Prigioni»:

«Un momento dopo viene il sottointendente e dice a Maroncelli: — Il protomedico non s’è accontentato di spiegarsi qui in sua presenza. Temeva che ella non avesse la forza di udirsi annunziare una dura necessità, e io l’ho assicurato che lei non manca di coraggio.

« — Spero, disse Maroncelli, d’aver dato qualche prova nel soffrire senz’urli questi strazi. Mi si proporrebbe mai?...

« — Sì, signore, l’amputazione. Se non che il protomedico, vedendo un corpo così emunto, esitava a consigliarla. In tanta debolezza si sentirà ella capace di sostenere l’amputazione? Vuol ella esporsi al pericolo?...

« — Di morire? E non morrei in breve egualmente se non si mette termine a questo male?

« — Dunque faremo subito relazione a Vienna d’ogni cosa, ed appena venuto il permesso d’amputarla....