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10Di sì gran regni il glorioso impero,
Teco sul regal seggio si posaro.
Quindi altrui mostri il buon dritto sentiero,
Che conduce a regnar, pregio sì chiaro
Unendo a rai del prisco sangue altero.
III
O boschi, o selve, voi, che tante e tante
Volte ascoltaste i miei caldi sospiri,
E tu ruscel, che le pur’onde giri,
E le lagrime mie per queste piante;
E le lagrime mie per queste piante
5Voi dite voi, se più infelice amante
In quest’erme contrade oggi respiri,
E dite ancor se fra tanti martiri
Un cuor vedeste più del mio costante.
E ditelo a colei, che ognor si prende
10Giuoco delle mie pene, e che severa
Più col dispregio il mio desire accende.
Dite. Ma nò, che se la cruda, e fera
Ancor da voi il mio gran duolo intende,
Oh quanto più n’andrà superba, e altera?
IV
Del biondo Tebro in sulla destra riva
Amor vid’io senza l’usato incarco,
Ma più superbo disarmato giva,
Che quando il tergo di saette ha carco
5E mentre a mille cuori i lacci ordina,
E me, più ch’altri, egli attendeva al varco,
Sorridendo gli dissi: Ov’è la viva
Tua face, Amore, ov’è lo strale e l’arco:
Ver me tenendo le sue luci fisse
10Tra placido e severo: Or or vedrai
Ov’è la face, ov’è lo stral, mi disse.
Indi mostrommi duo vezzosi rai,
Onde sì m’infiammò, sì mi trafisse,
Che piaga, o incendio egual non fu giammai.