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     E se ’l Ciel non m’invidii, ah! perchè a tante
     Stille amare per gli occhi apri la via?
Non t’è noto, ch’io vivo? E non t’è noto,
     10Che a far la vita mia di vita priva,
     Scocca la Morte, e scocca il Tempo a vuoto?
Ma se pianger vuoi pur, col pianto avviva
     L’egro tuo spirto, che di spirto è vuoto;
     Che ben morto sei tu, quant’io son viva.


XVIII


Così parlommi, e per l’afflitte vene
     Sprito corse di conforto al core:
     Ma l’Alma ritenendo il primo errore,
     Segue a nutrir le sue feconde pene.
5Ahi come a filo debile s’attiene
     Il viver nostro, e come passan l’ore!
     E come tosto inaridisce e muore
     Anzi suo tempo il fior di nostra spene!
Due spirti Amor con ingegnoso innesto
     10Giunti avea sì, che potean dirsi un solo;
     E questo in quel viveasi, quello in questo.
Sparve l’uno, e spiegò ver l’Etra il volo,
     Lasciando all’altro solitario e mesto
     Per suo retaggio il desiderio e ’l duolo.


XIX


Or chi fia che i men noti e i più sospetti
     Scogli mi mostri, onde la vita è piena?
     E la turbata Sorte, e la serena,
     Col proprio esempio a ben’usar m’alletti?
5Chi fia che gli egri miei confusi affetti
     Purghi, e rischiari, e dia lor polso, e lena?
     E degl’interni moti alla gran Piena
     Argine opponga di consigli eletti?
Chi fia, che meco i suoi pensier divida,
     10E de’ casi consorte o buoni o rei,
     Al mio riso, al mio pianto e pianga, e rida?
Fammi, o Morte, ragion, se giusta sei,
     O uccida il Tempo, pria che ’l duol m’uccida,
     La memoria del Ben, se ’l Ben perdei.