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Nè ’l Guerrier, che domò l’altero ingegno,
Ch’erger volea sull’Aquilone il trono.
5Se porge il Dio tradito a laccio indegno
La sacra man, che d’ogni ben fa dono,
Vuole inulto soffrir barbaro sdegno,
Già Dio delle vendette, or del perdono.
Ma tu di lui seguace, o Coro eletto,
10Perchè non rechi aita al tuo Signore
In duri nodi incatenato, e stretto?
Mira ignobil perfidia, e vil timore!
Altri sen fugge, e senza cuore ha il petto;
Altri lo segue, e senza fede ha il core.
VIII
E già Madre Maria; nè prova i mali,
Che fur pena prescritta al peccar nostro:
E voi serbaste intatto il candor vostro
Nel suo vergineo sen, gli immortali.
5Passan del Sol per vetro i rai vitali,
E pure intero il vetro altrui dimostro:
Tal lascia della Madre intero il chiostro,
Quel, ch’essendo un sol Figlio, ha due natali.
Si veste il sommo Dio di mortal gonna,
10E già nato Signor servo rinasce,
E l’umil Madre sua del Ciel fa donna.
Ecco un Uomo, ecco un Dio ristretto in fasce:
Perchè tu ’l creda un Uom nasce di Donna;
Perchè tu ’l creda un Dio, di Vergin nasce.
IX1
Signor, quell’Uom, che imprigionaste ieri,
Spesso mortificò de’ belli umori,
E tenne, benchè fosser suoi maggiori,
Il bacile alla barba a’ Cavalieri,
- ↑ Essendo carcerato il suo Barbiere, con ordine che nessuno gli dovesse parlare, col seguente Sonetto, mandato al Sig. D. Giovanna Piracchio Podestà di Lodi, ottiene grazia.