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M’abbandona per sempre, e più non m’ode.
Chè se poi d’ora innanzi ancor mi doglio;
Sa che ’l faccio per vezzo, e ch’Amor gode
Signorìa nel mio cuor, sol perch’io voglio.
XVII
Traditrici Bellezze, a voi sol deggio
Quant’ho di conoscenza e di quiete;
Voi col fele spegneste in me la sete
Che il nutrir di dolcezza era assai peggio.
5Fu mercede il negarmi, or men’avveggio
Quella pace, che da voi non potete:
Fu pietà lo spronarmi all’alte mete
Del vero amor, che sovra gli altri ha seggio.
Perchè da voi respinto a miglior volo
10S’alzò questo mio cuore, a cui lo strazio
Le forze accrebbe, e diè coraggio il duolo.
Or torno a voi, benchè di voi già sazio,
Non per pregarvi nò, per dirvi solo:
Traditrici Bellezze io vi ringrazio.
XVII
Alcune vaghe Ninfe innamorate,
Meco parlando un dì de’ loro amori,
Volean pur, ch’io credessi entro i lor cuori
Fiamme oltre l’uso uman pure e illibate.
5E che perciò nelle persone amate
De’ lor vezzosi giovani Pastori,
Dall’interna beltà dell’alma in fuori,
Non prezzasser verun’ altra beltate.
Io volto infin’ a una di lor Figliuola,
10Dissi, se il vostro eccelso almo desìo
Non bada al corpo, e tende all’alma sola;
Perchè un vecchio Pastor, come son’io,
Non amereste voi? Senza parola
Rimas’ella in quel punto, e si partìo.