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Prenda l’Italia pur speme e conforto,
     E risvegli la mente a gran pensiero,
     Chè l’antico valore è già risorto.


II


Pugnar ben spesso entro il mio petto io sento
     Bella speranza, e rio timore insieme;
     E vorrìa l’uno eterno il mio tormento,
     L’altra già spento il duol che il cuor mi preme.
5Temi, quel fier mi dice: e s’io consento,
     Tosto, spera, gridar s’ode la speme;
     Ma se sperare io vuo’ solo un momento,
     Nella stessa speranza il mio cuor teme.
Mie sventure per l’uno escono in campo,
     10Mia costanza per l’altra; e fan battaglia
     Aspra così, che indarno io cerco scampo.
Dir non so già chi mai di lor prevaglia:
     So ben, ch’or gelo, ahi lassa!, ed or’avvampo;
     E sempre un rio pensier m’ange e travaglia.


III1


Or che tien chiusi i lumi in dolce obblio
     Il Fanciullo Divin, tacete o venti,
     E voi fermate il corso, o chiari argenti,
     Benchè v’incalzi tra le sponde il Rio.
5Vorrei fermare i miei sospiri anch’io,
     Se fosse, come voi siete, innocenti;
     Ma di pentito cuor l’aure dolenti
     Non turban la quiete al nato Dio.
Ch’egli dormendo ancor, l’alto amoroso
     10Pensier ravvolge per disegno e norma
     Della grand’opra, onde avrem noi riposo.
Oh dolce sonno, che per l’Uom riforma
     L’antico male! Ahi che il Bambin pietoso
     Veglia a dar vita al Mondo, e par che dorma!

  1. A Gesù Bambino.
Zappi. Tom. I. 16