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     Tropp’ei l’anima mia turba, e contrista.
E non vorrei pel duol, ch’ogn’alto avanza
     10Essere a te men cara appresso Dio,
     Poichè già non piang’io tua lieta sorte.
Piango solo la morta mia speranza
     Di quà vederti e tanto è il desir mio
     Che dolce e bella mi parebbe morte.
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XXXIII1


Poichè narrò la mal sofferta offesa
     Lucrezia al fido stuol ch’avea d’intorno,
     E col suo sangue di bell’ira accesa
     Lavò la non sua colpa e il proprio scorno:
5Sorse vendetta, e nella gran contesa
     Fugò i Superbi dal regal soggiorno
     E il giorno, o Roma, di sì bell’impresa
     Fu di tua servitù l’ultimo giorno.
Bruto ebbe allora eccelse lodi e grate:
     10Ma più si denno alla feminea gonna,
     Per grand’opra inusitata e nuova:
Che il ferro acquistator di libertate
     Fu la prima a snudar l’inclita donna,
     Col farne in se la memorabil prova.


XXXIV


Fra cento d’alto sangue illustri e conte,
     Questa onor di Liguria alma Eroina
     Altera innanzi va come Reina,
     Tanti rai di virtù l’ornan la fronte.
5Se poi tra ninfe non isdegna al fonte
     Condur la gregia, e al prato e a la collina:
     Arcadia bella come Dea l’inchina,
     Ed empie del suo nome e ’l bosco e ’l monte
Or come posso, pastorella umìle,
     10Cantar dell’alta donna anzi pur Diva,
     Cui non ritrovo in terra altra simile?


  1. Lugrezia.