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SCENA III

Pirro e Ulisse.

Pirro. Un ospite e un amico

incontro con piacer nel saggio Ulisse.
Ulisse. Non so se in me ugualmente, invitto Pirro,
accoglierai quel cui la Grecia elesse
a parlarti in suo nome e cose a esporti,
ardue forse, ma giuste.
Pirro. E se son giuste,
ardue a me non saranno. Ulisse parli.
Ulisse. Corre fama — ma fama
spesso detrae bugiarda a’ grandi eroi —
che tu in onta de’ patti
di Menelao la figlia e la nipote
del possente Agamennone t’accinga
a rimandare in Sparta, e del tuo Epiro
sovra il trono a innalzar l’iliaca schiava.
Vero siasi o mendace il suon che offende
la tua fede e il tuo onor, vuoisi ch’Ermione
sia, me presente, tua regina e sposa.
Pirro. Ulisse...
Ulisse. Altro a dir resta. A te, qual fosse
Ettore, non è ascoso. Ei cadde, e tutto
ci volle il forte Achille e bastò appena.
Ma che? Vive Astianatte. Ai danai un altro
Ettore in lui giá cresce. Al picciol angue
l’ancor tenero capo si conquida,
pria che il morso e il veleno
a noi ne giunga e a te che il covi in seno.
Pirro. Ulisse, io mi credea che ornai piú noto
fosse Pirro alla Grecia.