Pagina:Zibaldone di pensieri I.djvu/327

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(194-195-196) pensieri 299

mente, o per forza di congiunture, o anche per colpa. E il (195) piú scellerato del mondo, se non ci avrà nociuto, e per qualunque motivo avrà avuto occasione di beneficarci, anche semplicemente di trattarci bene, di mostrarcisi affabile, manieroso, rispettoso, ec.; basterà questo perch’egli nell’animo nostro abbia un posto non cattivo, ed anche di uomo onesto. E quando anche l’intelletto ripugni, il cuore e la fantasia ne terranno sempre questo concetto. Questa dovrebb’essere regola generale per qualunque senta dir bene o male di chicchessia. Se quegli che parla, parla per altrui relazione, o se parla di mala fede può avere altri motivi. Ma tolti questi due casi, ordinariamente nella vita privata tu devi supporre che quegli che ti parla ha ricevuto bene o male da quella tal persona, e da tutto il suo discorso non credere di restare informato se non di questo (31 luglio 1820).

*   Gli uomini sono come i cavalli. Per tenergli in dovere e farsi stimare bisogna sparlare bravare minacciare e far chiasso. Bisogna adoperar l’espediente di quelle monache del Tristram Shandy (1 Agosto 1820).


*   Sebbene è spento nel mondo il grande e il bello e il vivo, non ne è spenta in noi l’inclinazione. Se è tolto l’ottenere, non è tolto né possibile a togliere il desiderare. Non è spento nei giovani l’ardore che li porta a procacciarsi una vita e a sdegnare la nullità e la monotonia. Ma tolti gli oggetti ai quali anticamente si era rivolto questo ardore, vedete a che cosa li debba portare e li porti effettivamente. L’ardor giovanile, cosa naturalissima, universale, importantissima, una volta entrava grandemente nella considerazione (196) degli uomini di stato. Questa materia vivissima e di sommo peso ora non entra più nella bilancia dei politici e dei reggitori, ma è considerata appunto come non esistente. Frattanto ella esiste ed