Pagina:Zibaldone di pensieri I.djvu/434

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406 pensieri (346-347)

non leggono per altro fine che di passare il tempo, trovar gran diletto nelle prime pagine di un libro e non poterne arrivare al fine senza noia, quando anche quel libro abbia per se stesso tutti i mezzi per dilettare in seguito come nel principio. Ma l’uniformità del diletto senza uno scopo produce inevitabilmente la noia, e perciò queste tali persone, che leggono per solo divertimento, si stancano cosí presto, che non sanno concepire come nella lettura si trovi tanto divertimento e cercano del continuo di variare e passare nauseosamente da un libro a un altro, senza trovar mai diletto in veruno, se non lieve e passeggero. Al contrario lo studioso che della lettura si prefigge sempre uno scopo, quando anche leggesse per ozio e passatempo. E cosí tutte le altre occupazioni (347) a cui l’uomo si affeziona, applicandoci un interesse e uno scopo piú o meno determinato e piú o meno grave e importante; dove la continuazione, la lunghezza e la monotonia non arrivano mai ad annoiare. (22 novembre 1820). Vedi p. 359, capoverso 1.


*   Le buone poesie sono ugualmente intelligibili agli uomini d’immaginazione e di sentimento e a quelli che ne son privi. E contuttociò quelli le gustano e questi no, anzi non comprendono come si possano gustare, primieramente perché non sono capaci né disposti ad esser commossi, sublimati ec. dal poeta; e oltracciò perché, sebbene intendano le parole, non intendono la verità, l’evidenza di quei sentimenti; il cuore non dimostra loro che quelle passioni, quegli effetti, quei fenomeni morali ec. che il poeta descrive, vanno veramente cosí: e per tal modo le parole del poeta, benché chiare e da loro bene intese, non rappresentano loro quelle cose e quelle verità che rappresentano altrui, ed intendendo le parole non intendono il poeta. Bisogna bene osservare che questo accade anche negli scritti filosofici, profondi, metafisici, psicolo-