Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura/347
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a cui l’uomo si affeziona, applicandoci un interesse e uno scopo piú o meno determinato e piú o meno grave e importante; dove la continuazione, la lunghezza e la monotonia non arrivano mai ad annoiare. (22 novembre 1820). Vedi p. 359, capoverso 1.
* Le buone poesie sono ugualmente intelligibili agli uomini d’immaginazione e di sentimento e a quelli che ne son privi. E contuttociò quelli le gustano e questi no, anzi non comprendono come si possano gustare, primieramente perché non sono capaci né disposti ad esser commossi, sublimati ec. dal poeta; e oltracciò perché, sebbene intendano le parole, non intendono la verità, l’evidenza di quei sentimenti; il cuore non dimostra loro che quelle passioni, quegli effetti, quei fenomeni morali ec. che il poeta descrive, vanno veramente cosí: e per tal modo le parole del poeta, benché chiare e da loro bene intese, non rappresentano loro quelle cose e quelle verità che rappresentano altrui, ed intendendo le parole non intendono il poeta. Bisogna bene osservare che questo accade anche negli scritti filosofici, profondi, metafisici, psicologici ec., affine di non maravigliarsi dei diversissimi e spesso contrarissimi effetti che producono in diversi individui e classi e quindi del diverso concetto in cui son tenuti. Perché, ponete uno scritto di questo genere, pienissimo di verità e composto con