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Pagina:Zibaldone di pensieri I.djvu/446

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418 pensieri (361-362-363)

tità. Nello stesso modo e per la stessa ragione (362) i numeri che rappresentano una quantità troppo grande, come centomila, un milione e simili, e piú un bilione, non ci destano se non un’idea confusa, quantunque noi sappiamo benissimo il loro significato e l’estensione o quantità precisa e misurata che comprendono: ma in questo caso non basta sapere interamente il significato della parola per concepire l’idea significata (cosa che forse non accade in altro caso, se non in parole indefinite, o che esprimono idee indefinite): e ciò perché l’operazione della mente non si può estendere in un medesimo tempo sopra tutte le parti di questa quantità ed abbracciarle e concepirle chiaramente tutte in una volta, malgrado il soccorso della favella, il quale non basta quando le parti son troppe. Per parti intendo, per esempio, le diecine, o anche le centinaia la somma delle quali, quando può esser concepita chiaramente, ci desta un’idea abbastanza chiara della data quantità, a cagione dell’abitudine contratta coll’esercizio del discorso, la quale abitudine ci fa concepir facilmente e prontamente gl’individui compresi in ciascuna diecina. In genere l’idea precisa del numero, o coll’aiuto della favella o senza, non è mai istantanea, ma composta di successione, piú o meno lunga, piú o meno difficile, secondo la misura della quantità (28 novembre 1820). Vedi p. 1072 fine.


*   L’Essai sur l’indifférence en matière de Religion, capo 7, verso la fine, dice: Da una dottrina indigente nasce un culto indigente al par di essa. Quindi, quant’é maggiore il numero dei dogmi che una setta ha conservato, tanto maggior vita e pompa e grandezza ha il suo culto. E vedilo in quello che segue, perché fa al mio proposito. Questa osservazione di fatto si può addurre fra le tante altre in conferma di quello ch’io dico, che senza illusioni, di cui l’uomo sia persuaso, non c’é vita ne azione, giacché l’uomo (363) non opera senza