Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/399

Da Wikisource.
386 pensieri (1075-1076)



     Quella cosa che è nel principio ha una ragione propria per esser chiamata prima, e quella che gli sta dopo per esser chiamata seconda, cioè posteriore; cosí che questi nomi ordinali sono relativi alle cose. Ma quella non ha ragione propria, perché l’uomo nel contare la chiami uno e quest’altra due; e questi nomi cardinali non sono relativi alle cose reali, ma alla quantità, che è solamente idea ed è separata dalle cose, né sussiste fuori dell’intelletto. (22 maggio 1821). Vedi p. 1101, fine.


*   Quelli che non sogliono mai far nulla, e che per conseguenza hanno piú tempo libero e da potere impiegare, sono ordinariamente i piú difficili a trovare il tempo per una  (1076) occupazione, ancorché di loro premura, a ricordarsi di una cosa che bisogni fare, di una commissione che loro sia stata data e che anche prema loro di eseguire: al contrario, quelli che hanno la giornata piena e quindi meno tempo libero e piú cose da ricordarsi. La cagione è chiara, cioè l’abito di negligenza nei primi e di diligenza nei secondi (22 maggio 1821). E lo stesso differente effetto si vede anche in una stessa persona, secondo i diversi abiti e metodi temporanei di attività e diligenza o inattività e negligenza.


*    Alla p. 761. Anzi questa facoltà de’ composti di due o piú voci è proprissima anche oggidí del linguaggio italiano familiare (e credo anzi del linguaggio familiare di tutte le nazioni, massime popolare), e specialmente del toscano lo è stato sempre e lo è. Il qual dialetto vi ha molta e facilità e grazia; e il discorso ne riceve una elegante e pura novità ed una singolare efficacia; come tagliacantoni, ammazzasette, pascibietola (del Passavanti), frustamattoni, perdigiorno, pappalardo e simili voci burlesche o familiari, antiche e moderne. Sicché non si può dire che