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(499-500-501) | pensieri | 27 |
tempo stesso discorso e favola, e da quel primo significato fu trasferito al secondo cosí viceversa nella nostra lingua novella e novellare, dal significato di favola o racconto, trasferiti a quello di ciance o di favella, hanno parimente nel tempo stesso il valore di favola e di discorso. Vedi la Crusca (13 gennaio 1821). Vedi p. 871, fine.
* La fecondità e istabilità e velocità della immaginazione e concezione (vera o falsa, che (500) ciò non monta) ne’ fanciulli, apparisce ancora da una osservazione che ho fatta in quelli che trovandosi in età di mezzana fanciullezza (6, 7, 8 anni, o cosa simile), e sapendo già tanto e piú di lingua da potere infilare un discorso, nondimeno sebbene sieno loquaci, anzi quanto piú sono loquaci, (il che è segno di fecondità) tanto piú esitano e stentano, nel fare un discorso continuato, un racconto ec. Ho dunque notato che ciò non deriva principalmente dalla difficoltà di trovare o combinar le parole (anzi come ho detto, i piú loquaci sono piú soggetti a questo: i meno loquaci riescono molto meglio in un discorso abbastanza lungo e seguíto), ma dalla moltiplicità delle idee che si affollano loro in mente. Onde non sanno scegliere, si confondono, saltano di palo in frasca, mutano anche totalmente e improvvisamente soggetto; i loro discorsi non hanno né capo né coda, e avendo incominciato colla testa dell’uomo finiscono colla coda del pesce. Quanta dunque non dev’essere l’attività interna, la moltiplicità delle occupazioni, ancorché disoccupatissimi, la facilità di distrarsi e alleggerire o spegnere (501) i pensieri o le sensazioni dolorose, la varietà, e nel tempo stesso la vivacità delle immagini e concezioni (giacché ciascuna è capace di strapparli intieramente da quella che presentemente gli occupa), insomma la vita del-