Pagina:Zibaldone di pensieri II.djvu/473

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460 pensieri (1172-1173-1174)

medesima civiltà, alla quale servono. È noto come la schiavitú sia  (1173) difesa da molti e molti politici ec. e conservata poi nel fatto anche contro le teorie, come necessaria al comodo, alla perfezione, al bene, alla civiltà della società. E quello che dico della moneta, dico pure delle derrate che ci vengono da lontanissime parti, mediante le stesse o simili miserie, schiavitú ec., come il zucchero, caffé ec. ec., e si hanno per necessarie alla perfezione della società. Vedi p. 1182.

E vedete da questo come la civiltà (secondo il costume di tutte le false teorie) contraddica a se stessa anche in teorica ed oltracciò non possa sussistere senza circostanze che ripugnano alla sua natura e sono assolutamente incivili, anzi barbare in tutta la verità e la forza del termine. Sicché la perfetta civiltà non può sussistere senza la barbarie perfetta, la perfezione della società senza la imperfezione (e imperfezione nello stesso senso e genere in cui s’intende la detta perfezione) e tolta questa imperfezione si taglierebbero le radici alla pretesa perfezione della società.

Torno a domandare se tali contraddizioni ed assurdi è presumibile che fossero ordinati e disposti primordialmente dalla natura intorno alla perfezione, vale a dire al ben essere della principal creatura terrena, cioè l’uomo.  (1174)


*    E notate che l’uso della moneta, quanto è necessario a quella che oggi si chiama perfezione dello stato sociale, tanto nuoce a quella perfezione ch’io vo predicando; giacché il detto uso è l’uno de’ principalissimi ostacoli alla conservazione dell’uguaglianza fra gli uomini e quindi degli stati liberi, alla preponderanza del merito vero e della virtú ec. ec., e l’una delle principalissime cagioni che introducono e a poco a poco costringono la società all’oppressione, al dispotismo, alla servitú, alla gravitazione delle une classi sulle altre, insomma estinguono la vita morale ed intima delle nazioni e le nazioni medesime in