Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/233

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(1537-1538-1539) pensieri 219

sfatto neppur mediocremente; e bene spesso ci accade di fiutar con forza, quasi per appagarsi e per render completo il piacere senza potervi riuscire. Essi sono anche un’immagine delle speranze. Quelle cose molto odorifere che son buone anche a mangiare, per lo piú vincono coll’odore il sapore, e questo non corrisponde mai all’aspettativa di quel gusto che dall’odore se n’era conceputa. E se voi osserverete vedrete che, odorando queste tali cose, ci viene quel desiderio che tante volte ci avviene nella vita, d’immedesimarci in certo modo con quel piacere, il che ci spinge a porcelo in bocca; e fattolo restiamo mal paghi. Né solo nelle cose buone a mangiare, ma anche negli altri odori ci sopravviene lo stesso desiderio; e  (1538) fiutando, per esempio, con gran diletto un’acqua odorifera, e non potendoci mai appagare di quella sensazione, ci vien voglia di berla (21 agosto 1821).


*    Alla p. 1453. Che la natura infatti abbia lasciato da fare all’uomo piú che agli altri animali e ch’egli anche naturalmente sia piú sviluppabile e piú destinato a crescere moralmente, si fa chiaro in certo modo anche per l’incremento fisico del suo corpo, giacché pochi altri animali crescono proporzionatamente tanto quanto cresce l’uomo da quel ch’egli è quando nasce, vale a dire, pochi altri animali nascendo, sono proporzionatamente tanto piú piccoli di quando sono adulti, quanto è l’uomo (21 agosto 1821).


*    Bellezza e bruttezza relativa. Siccome la bellezza è rara, perciò andando in un nuovo paese, tu ritrovi persone la piú parte brutte. Or queste ti paiono assai piú brutte di quelle del tuo paese, benché sia confinante, e a prima vista ti pare che in  (1539) quel paese regni una gran deformità. La ragione è che il giudizio del bello e del brutto dipende dall’assuefazione; e i brutti del tuo paese non ti fanno gran senso, né ti