Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/246

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232 pensieri (1558-1559-1560)

abbellisce ec. ec. non poche volte la natura. La natura non tocca dall’arte spessissimo è intollerabile, dannosa, schifosa (come dice il Monti ). Ma come tutto ciò? forse assolutamente? non già, ma relativamente all’uomo. Or tutto ciò che vuol dire? che la natura ha errato? ch’ell’è imperfetta nelle sue opere? Cosí la pensano coloro a’quali par molto piú assurdo che l’uomo non faccia tutto bene, di quello che la natura abbia  (1559) fatto ogni cosa male e sbagliato a ogni tratto e vada sempre mendicando l’opera e il soccorso delle sue proprie creature. Ma io dico. Quelle cose che senza un’infinita arte dell’uomo non gli giovano, non gli piacciono, o gli nocciono, o fanno nausea ec., non erano e non son fatte per l’uomo. Il mondo non è tutto fatto per l’uomo. Quelle cose che eran fatte per lui, o dovevano aver relazione con lui ed avercela in quel tal modo, la natura le ha ordinate con tutta la possibile perfezione al suo bene. Cosí ha fatto per tutte le altre cose, il cui bene non sempre si accorda con quello dell’uomo.

Ma poiché l’uomo, mediante ciò che si chiama perfezionamento, e io chiamo corruzione, s’é posto in relazione con tutto il mondo, s’é proccurata un’infinità di bisogni ec. ec., ha dovuto con infinite difficoltà ridurre tutte le cose a uno stato idoneo al suo servizio; e le stesse cose che la natura avea destinate al suo uso, non essendo piú buone a servirlo nel suo nuovo stato, ha dovuto, parte abbandonarle, parte ridurle a una condizione diversissima ed anche opposta alla naturale.  (1560) Che vuol dir questo? non che la natura è imperfetta, ma che l’uomo non è qual doveva. Se l’arte è necessaria alla natura rispetto all’uomo, e non un’arte, dirò cosí, naturale, come n’adoprano proporzionatamente anche i bruti, ma un’arte difficilissima, infinita, complicatissima, lontanissima dalla natura; ciò non vuol dire che la natura per se stessa abbisogna dell’arte, ma' che l’uomo è ridotto in tale