Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/254

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240 pensieri (1571-1572-1573)

loro e della loro qualità ec. se non se nello stato di perfezione. Or com’é possibile che la natura, la quale ha fatto ogni cosa perfetta (né poteva altrimenti), non abbia né assegnato verun genere di perfezione alla sua principal creatura, né disposto le cose in modo che l’uomo dovesse necessariamente conseguire questa perfezione, cioè la pienezza e il vero modo del suo essere? e che gli abbia detto: la perfezione, cioè l’esistenza intera, l’esistenza che ti conviene, il modo in cui devi essere, la forma e la natura tua propria, te la darà  (1572) il caso, come e quando e se vorrà, e quanto vorrà, cioè in quel grado e in quei luoghi che vorrà e quale vorrà? (27 agosto 1821).


*    Che immensa opera è la civilizzazione! quanto difficile! quanto ne sono lontani da che mondo è mondo la maggior parte degli uomini! che risultato d’infinite combinazioni accidentali! La perfezione essenziale alle cose doveva essere assegnata dalla natura in questo modo alla principal cosa del nostro sistema, cioè all’uomo? (27 agosto 1821).


*    Chi maneggia d’intorno a se un rasoio o altro ferro o cosa che possa offendere, e teme di offendersi, è in pericolo grande di farlo: perché? perché pone troppa cura e intenzion d’animo ad evitarlo; e ciò glielo rende difficile (27 agosto 1821).


*    Quanto l’uomo sia invincibilmente inclinato a misurar gli altri da se stesso, si può vedere anche nelle persone le piú pratiche del mondo. Le quali se, per esempio, sono fortemente morali, per quanto conoscano e sentano e vedano, non si persuaderanno mai intimamente che la moralità non esista piú, e  (1573) sia del tutto esclusa dai motivi determinanti l’animo umano. Lo dirà ancora, lo sosterrà, in qualche accesso di misantropia arriverà a crederlo,