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(1725-1726) pensieri 333

 (1725) due vecchi che tra due giovani; perché oggi, sparite le illusioni, e non trovandosi piú la virtú ne’ giovani, i vecchi sono piú a portata di amarsi meno, di essere stanchi dell’egoismo, perché disingannati del mondo, e quindi di amare gli altri.

Perciò è vero che la virtú, come predica Cicerone, De amicitia, è il fondamento dell’amicizia, né può essere amicizia senza virtú, perché la virtú non è altro che il contrario dell’egoismo, principale ostacolo all’amicizia ec. ec. ec (17 settembre 1821).


*   Alla p. 1717, principio. Cosí dico della prontezza sí del corpo che dello spirito, de’ discorsi ec., della mobilità e di altre tali qualità umane o qualunque, che sono piacevoli per se, per natura delle cose; piacevoli, dico, e non belle, anzi talvolta contrarie al bello fino a un certo punto, e pur piacciono. ec. Quello che ho detto degli uccelli dico pure de’ fanciulli in genere, il piacere ch’essi ordinariamente cagionano derivando in gran parte da simili fonti. E parimente discorro d’altri simili oggetti piacevoli (17 settembre 1821). (1726)


*   L’assuefazione ed esercitazione del corpo, indipendente dallo spirito, va come quella o del puro spirito o in certo modo composta e dipendente in parte da lui. Anch’essa si divide in generale e particolare. L’esercitazione generale del corpo rende capaci o meglio disposti alle facoltà particolari. Il corpo si rende capace di agire, di soffrire ec. a forza di fare, di agire, di soffrire. Prima di ciò egli non ne ha che la disposizione. Una nuova sofferenza riesce piú o meno facile, secondo che il corpo è generalmente abituato a soffrire. Cosí un nuovo genere di azione. Vi sono poi le assuefazioni particolari a questa o quella sofferenza, azione ec., che, nel mentre che contribuiscono all’assuefazione generale ed a facili-