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Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/362

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348 pensieri (1750-1751-1752)



*   Dicevami taluno com’egli avea molto conosciuto e trattato sin dalla prima fanciullezza una persona già matura, delle piú brutte che si possano vedere, ma di maniere, di tratto, d’indole, sí verso lui che verso tutti gli altri, amabilissime, politissime, franche, disinvolte, d’ottimo garbo; e che sentendo una volta, mentr’egli era ancora fanciullo ma grandicello, notare da un forestiero  (1751) l’estrema bruttezza di quella persona, s’era grandemente maravigliato, non vedendo com’ella potesse esser brutta ed avendo sempre stimato tutto l’opposto. Questa medesima persona era già vecchia quando io nacqui, la conobbi da fanciullo, mi parve bella quanto può essere un vecchio (giacché il fanciullo distingue pur facilmente la beltà giovenile dalla senile), e non seppi ch’ella fosse bruttissima, se non dopo cresciuto, cioè dopo ch’ella fu morta. E l’idea ch’io ne conservo è ancora di persona piuttosto bella benché vecchia (C. Galamini). Cosí m’é accaduto intorno ad altre persone parimente bruttissime (vedi Ferri). Della bruttezza di altre non mi sono accorto, se non crescendo in età ed osservandole coll’occhio piú esercitato ad attendere e quindi a distinguere, e piú assuefatto alle proporzioni ordinarie ec. (G. Masi). Tale è l’idea del bello e del brutto ne’ fanciulli. Spiegate questi effetti e deducetene le conseguenze opportune. Probabilmente mi saranno anche parse bruttissime  (1752) delle persone che poi crescendo avrò saputo o conosciuto essere o essere state belle (20 settembre 1821) e anche bellissime. Vedi il principio del pensiero antecedente.


*   Alla p. 1681, margine. Tali persone da premesse evidentemente concepite deducono in buona fede bene spesso delle conseguenze diversissime o anche al tutto contrarie a quelle che ne tira il comune degli uomini (intendo di quegli uomini ai quali appartiene ciò che si chiama senso comune e che sono poi