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Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/376

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362 pensieri (1776-1777)

tura, e le sue imperfezioni derivano non già dall’essersi egli allontanato, ma dal non essersi abbastanza ancora allontanato dalla natura.

Aggiungo che la sproporzione fra gl’imperfetti della razza umana e delle razze animali si troverà molto maggiore se si considereranno le razze selvatiche ec. piuttosto che le domestiche. Sebbene ella si troverà grande anche rispetto a queste, perché queste, malgrado le nostre benefiche cure, sono e saranno assai meno lontane di noi dalla natura. Somma sproporzione si troverà pure fra il numero degl’imperfetti nelle razze umane civili e quello de’ medesimi nelle razze selvaggie, montanare, campestri, laboriose ec. e cosí scendendo di mano [in mano] in proporzione della maggiore o minor civiltà o corruzione delle diverse classi e popoli (23 settembre 1821). Vedi p. 1805, fine.


*   Ho detto altrove: non si può fare quello che troppo si vuol fare. Perciò giornalmente si osserva che una cosa sfugge alla memoria nel punto ch’ella si vuol ricordare,  (1777) e se le offre spontaneamente quando non ce ne curiamo. Infatti, ogni volta che con soverchia contenzione di mente ci mettiamo per richiamarci una ricordanza la piú presente e che ci sovverrà forse poco dopo, possiamo esser sicuri di non ritrovarla, finché non abbiamo cessato di cercarla. Nel qual punto medesimo bene spesso ella ci sovviene. Cosí noi ci ricordiamo sempre di quel che ci siamo prefisso o che abbiamo desiderato di dimenticare, e ce ne ricordiamo nel tempo che appunto non volevamo.

Queste osservazioni provano ancora l’altro mio pensiero, che il troppo è padre del nulla (23 settembre 1821).


*   Quello che ci desta una folla di rimembranze dove il pensiero si confonda, è sempre piacevole. Ciò fanno le immagini de’ poeti, le parole dette poetiche ec., fra