Vai al contenuto

Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/388

Da Wikisource.
374 pensieri (1798-1799)



*   Delle differenze del carattere di una stessa specie di animali, secondo i climi, vedi Rocca, Guerra di Spagna, Milano 1816, Parte II, p. 202 (26 settembre 1821).


*   Dell’effetto che fa negli animali il color vivo (siccome pur ve lo fa il suono analogamente a quello che fa nell’uomo), vedi ib., p. 203-fine e 204-fine. Anch’esso effetto sarà certo differente secondo i climi, e maggiore ne’ meridionali (cosí pure potrà dirsi de’ vari suoni). Sarà però sempre maggiore negli animali che nell’uomo, perché piú naturali (26 settembre 1821).


*   Le parole notte notturno ec., le descrizioni della notte ec., sono poeticissime, perché, la notte confondendo gli oggetti, l’animo non ne concepisce che un’immagine vaga, indistinta, incompleta, sí di essa che [di] quanto ella contiene. Cosí oscurità, profondo ec. ec (28 settembre 1821).


*   Tanto è vero che l’effetto delle immagini campestri dipende in massima parte  (1799) dalla copia delle rimembranze, che se tu descrivi, per esempio, un campo o raccolta ec. di legumi, non farai punto un effetto né cosí vivo, né cosí grande né piacevole, come descrivendo un campo di spighe, la messe, la vendemmia ec. Perocché quelle cose sono poco, o certo meno note, osservate e familiari a coloro che leggono poesie ec.


    Ond’é che il fanciullo, il quale per necessità ha poche rimembranze (ha però somma immaginazione), deve trovar poco dilettevoli e belle molte bellissime parti delle piú grandi poesie. Cosí dico delle diverse professioni, abitudini ec., le quali, diversificando le rimembranze secondo gl’individui, diversificano ancora l’effetto delle diverse poesie ec. e delle loro parti, e quindi anche il giudizio che gl’individui ne pronunziano. Forse un uomo di poca memoria non è molto