Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/450

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436 pensieri (1909-1910-1911)

facoltà e la scienza di un Dio per comporre un uomo perfetto secondo le nostre idee, non lo sapremmo fare, perché da che noi immaginiamo una perfezione assoluta ed unica, non possiamo in eterno sapere in che cosa possa consistere la perfezione dell’uomo, né di qualunque altro essere possibile, o genere di esseri. Giacché immaginando un solo ed assoluto tipo di perfezione indipendente ed antecedente ad ogni sorta di esistenza, tutti gli esseri per esser perfetti debbono essere interamente conformi a questo tipo; dunque tutti perfettamente uguali e identici di natura: dunque da che esistono generi, esiste necessariamente un’immensa imperfezione  (1910) nella stessa essenza di tutte le cose, la quale non si può toglier via, se non confondendo tutte le cose insieme, estirpando tutte le possibili nature, esistenti o non esistenti, e tutti i possibili modi di essere, e riducendo un’altra volta il tutto e l’intera esistenza a quel tipo di perfezione ch’é anteriore all’esistenza, e quindi non esiste. Che cosa dunque intendiamo noi per perfezione dell’uomo? a che cosa pretendiamo noi di andare incontro? qual è la meta dei pretesi perfezionamenti del nostro spirito? qual è la debita, anzi pur la possibile perfezione dell’uomo, anche ridotto allo stato di eterna Beatitudine e in Paradiso?

Non è maraviglia dunque se ogni cosa umana ci desta sempre l’idea dell’imperfezione e ci lascia scontenti e se si grida che l’uomo è imperfetto. Tale è veramente oggidí e tale non lascerà mai di essere, da che egli è sortito da quella perfezione che portava con se, consistente  (1911) nello stato naturale della sua specie e nell’uso naturale delle sue naturali disposizioni e perdendo di vista il tipo che avea sotto gli occhi e che era egli stesso, o sia la sua stessa specie, è andato dietro a un’immaginaria perfezione assoluta ed universale, che non ha né può avere nessun tipo, giacché questo non potrebb’essere se non