Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/493

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(1989-1990-1991) pensieri 479

zano a fare i carcerati ec). Ma la pura noia, il puro nulla, né il tempo né alcuna forza possibile (se non quella che intorpidisce o estingue o sospende le facoltà umane, come il sonno, l’oppio, il letargo, una totale prostrazione di forze ec). non basta a renderlo meno intollerabile. Ogni momento di pura inazione è tanto grave all’uomo dopo dieci anni di assuefazione, quanto la prima volta. La nullità, il non fare, il non vivere, la morte, è l’unica cosa di cui l’uomo sia incapace, e  (1990) alla quale non possa avvezzarsi. Tanto è vero che l’uomo, il vivente e tutto ciò che esiste, è nato per fare e per fare tanto vivamente, quanto egli è capace, vale a dire che l’uomo è nato per l’azione esterna ch’é assai piú viva dell’interna. Tanto piú che l’interna nuoce al fisico quanto ell’é maggiore e piú assidua, e l’esterna viceversa. Quanto all’azione interna dell’immaginazione, essa sprona e domanda impazientemente l’esterna, e riduce l’uomo a stato violento, se questa gli è impedita. E quella infatti agognano i giovani, i primitivi, gli antichi, e non si può loro impedire senza metter la loro natura in istato violento. Ciò non per altro se non perché l’uomo e il vivente tende sempre naturalmente alla vita, e a quel piú di vita che gli conviene (26 ottobre 1821).


*    Ho detto che la grazia ec. deriva dai contrasti, e perciò spesso l’uomo, e l’amore inclina al suo contrario. Osserviamo infatti che alla donna debole per natura, piace la fortezza dell’uomo, e all’uomo viceversa. Il che sebbene deriva immediatamente dalla naturale inclinazione d’ambo i sessi, contuttociò viene in parte dalla  (1991) forza del contrasto, giacché si vede che ad una donna straordinariamente forte piace talvolta un uomo piuttosto debole piú che a qualunque altra, e forse piú che qualunque altro; e viceversa all’uomo debole una donna forte. ec. Cosí dico della delicatezza opposta alla nervosità, e delle altre