Vai al contenuto

Pagina:Zibaldone di pensieri IV.djvu/105

Da Wikisource.
(2179-2180-2181) pensieri 93

il discorso umano alla speculazione dell’essenza di Dio, al di là  (2180) o fuori de’ termini della rivelazione senza lederli, e perciò senza essere ripresi (27 novembre 1821).


*    Della pedanteria e scrupoli intorno alla purità della lingua, novità delle parole ec., introdottisi nella letteratura latina fino nell’aureo secolo, anzi regnanti appresso a poco come oggi in Italia, scrupoli ignoti alla Grecia ne’ buoni tempi della sua lingua, la quale perciò dovette esser necessariamente tanto piú libera rispetto alla latina, anche aurea, vedi soprattutto l’Arte Poetica di Orazio (28 novembre 1821).


*    Anche dopo introdotto in Grecia lo studio dell’atticismo ec. l’essere o non essere ateniese di nascita o allevato in Atene non fu mai prevenzione per giudicare favorevolmente o sfavorevolmente di uno scrittore neppur quanto alla purità della lingua; almeno non lo fu tanto quanto rispetto alla toscaneria o fiorentineria nel cinquecento (e anche oggi) e nell’opinione degli  (2181) Accademici della Crusca circa il giudicar classici o non classici di lingua gli scrittori altronde esimii e famosi (anche in genere di stile); siccome neppure fu stimato vizio lo scrivere espressamente in altro dialetto (non solo il mescolare all’atticismo parole o modi ec. forestieri o il ridurre l’atticismo a nient’altro che dialetto comune e formato di tutto ciò ch’era proprio de’ diversi paesi greci), come fece Arriano nell’Indica, e forse anche in altre opere, vedi p. 2231, Ecateo Milesio (ma molto prima) ec. Anzi Atene, dopo prevaluto nella Grecia l’atticismo, ebbe appresso a poco la sorte di Firenze, cioè non produsse nulla di buono; nel che vedi un passo di Cicerone in una nota al Dialogo del Capro, nella Proposta del Monti, voce Becco. - ec. ec. (28 novembre 1821).