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(2239-2240-2241) | pensieri | 123 |
quale deriva dalla collocazione e ordine delle parole, dai sensi metaforici, i quali ti obbligano, seguendo innanzi colla lettura, a dare alle parole già lette un senso bene spesso diverso da quello che avevi creduto; dalla stessa novità dei traslati e dalla naturale lontananza delle idee, ravvicinate dall’autore ec. Tutte cose, che, oltre il piacere della sorpresa, dilettano, perché lo stesso trovar sempre cose inaspettate tien l’animo in continuo esercizio ed attività; e di piú lo pasce colla novità, colla materiale e parziale maraviglia derivante da questa o quella parola, frase, ardire ec. (9 dicembre 1821).
* Osservando bene, potrete vedere che la prosa (ed anche la poesia) latina, nelle metafore, (2240) eleganze, ardimenti abituali e solenni, giro della frase, costruzione ec., è molto piú poetica della greca, la quale (parlo della classica ed antica) ha un andamento assai piú rimesso, posato, piano, semplice, meno ardito, anzi non soffrirebbe in nessun caso quelle metafore ardite e poetiche che a’ prosatori latini sono familiari e poco meno che volgari. E se non le soffrirebbe, ciò non è perch’ella ne abbia ed usi delle altre equivalenti, ma intendo dire ch’ella non soffrirebbe un’egual misura e grado di ardimento ne’ traslati e in tutta l’elocuzione della prosa la piú alta, come è quella di Demostene, a petto a cui Cicerone è un poeta per lo stile e la lingua, laddove egli è quasi un prosatore ne’ concetti, passioni ec. rispetto a Demostene poeta, o certo piú poeta di Cicerone. Quindi una frase prosaica latina sarebbe poetica in greco, una frase epica (2241) o elegiaca in latino sarebbe lirica in greco ec. Quasi gl’istessi rispetti ha la lingua latina coll’italiana, similissima in queste parti alla greca, e però non è maraviglia se il latinismo dello stile diede qualche durezza ai cinquecentisti e sforzò