Pagina:Zibaldone di pensieri IV.djvu/249

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(2432-2433-2434) pensieri 237

dio generalmente, perché l’immaginazione nostra, e probabilmente anche la loro, entra in questo commercio altresí e ce le dipinge molto piú simili a noi che forse non sono, e noi a loro parimente.  (2433) Certo è poi che grandissima affinità e somiglianza passa tra la vita degli animali e la nostra, tra le loro passioni, radicalmente parlando, e fra le nostre ec. Affinità e somiglianza che non si trova o non apparisce fra l’esistenza delle cose inanimate e la nostra; che l’immaginazione antica e fanciullesca e, piú o meno, quella di tutti i tempi, non vedendola, la suppone e la crea; che i bravi tedeschi non vogliono che si supponga, e che non per tanto s’immagini e si conservi un commercio scambievole fra le cose inanimate e l’uomo (8 maggio 1822).


*    Amando il vivente quasi sopra ogni cosa la vita, non è maraviglia che odi quasi sopra ogni cosa la noia, la quale è il contrario della vita vitale (come dice Cicerone in Laelius). Ed in tanto non l’odia sempre sopra ogni cosa, in quanto non ama neppur sempre la vita sopra ogni cosa; per esempio, quando un eccesso di dolor fisico gli fa desiderare anche naturalmente la morte e preferirla a quel dolore; vale a  (2434) dire quando l’amor proprio si trova in maggiore opposizione colla vita che colla morte. E perciò solo egli preferisce la noia al dolore, cioè perché gli preferisce eziandio la morte, se non quanto spera di liberarsi dal dolore e il desiderio della vita è cosí mantenuto puramente dalla speranza.

Del resto, l’odio della noia è uno di quei tanti effetti dell’amor della vita (passione elementare ed essenziale nel vivente) che ho specificati in parecchi di questi pensieri. E l’uomo odia la noia per la stessa ragione per cui odia la morte, cioè la non esistenza. E quest’odio medesimo della noia è padre d’altri moltissimi e diversissimi effetti, e sorgente