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238 pensieri (2434-2435-2436)

d’altre molte e varie passioni o modificazioni delle medesime, tutte essenzialmente derivanti da esso odio, delle quali ho pur detto in piú luoghi (8 maggio 1822).


*    Che le passioni antiche fossero senza comparazione piú gagliarde delle moderne e gli effetti loro piú strepitosi, piú risaltati, piú materiali,  (2435) piú furiosi, e che però nell’espression loro convenga impiegare colori e tratti molto piú risentiti che in quella delle passioni moderne, è cosa già nota e ripetuta. Ma io credo che una differenza notabile bisogni fare tra le varie passioni, appunto in riguardo alla maggiore o minor veemenza loro fra gli antichi e i moderni comparativamente; e per comprenderle tutte sotto due capi generali, io tengo per fermo, come fanno tutti, che il dolore antico fosse di gran lunga piú veemente, piú attivo, piú versato al di fuori, piú smanioso e terribile, quantunque forse per le stesse ragioni piú breve, del moderno. Ma in quanto alla gioia, ne dubiterei, e crederei che, se non altro in molti casi, ella potesse esser piú furiosa e violenta presso i moderni che presso gli antichi, e ciò non per altro se non perch’ella oggidí è appunto piú rara e breve che fosse mai, come lo era né piú né meno il dolore anticamente. Questa osservazione potrebbe forse servire al tragico, al pittore ed altri imitatori delle passioni. Vero è che nel fanciullo e la gioia e il dolore sono del pari  (2436) piú violenti ed altresí per la stessa ragione piú brevi che nell’adulto. Ed è vero ancora che l’abitudine dell’animo de’ moderni li porta a contenere dentro di se ed a riflettere sullo spirito, senza punto o quasi punto lasciarla spargere ed operare al di fuori, qualunque piú gagliarda impressione e affezione. Contuttociò credo che la detta osservazione possa essere di qualche rilievo, massime intorno alle persone non molto o non interamente cólte