Pagina:Zibaldone di pensieri IV.djvu/26

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14 pensieri (2024-2025-2026)

evidente significato continuativo (esistano ancora in esse e non esistano i loro positivi), e tuttavia non si trovano negli scrittori della buona latinità, difficilmente m’indurrò a credere che sieno di bassa epoca e che non ci siano dirittamente pervenuti mediante l’antico volgare latino, padre delle nostre lingue e conservatore ostinato delle antiche proprietà della favella. Giacché non è verisimile  (2025) che ne’ bassi e corrotti tempi si coniassero espressamente questi verbi, secondo tutta la proprietà dell’antichissimo latino, secondo tutte le regole della formazione e della significazione continuativa; quando queste regole e questa tal proprietà da sí lungo tempo e nell’istesso fiore della latinità era stata dimenticata o mal distinta e confusamente sentita o del tutto ignorata e violata dagli stessi scrittori latini e da’ migliori grammatici e conoscitori della regolata favella e formatori di nuove parole (31 ottobre 1821).


*    Gli antichi poeti e proporzionatamente gli scrittori in prosa non parlavano mai delle cose umane e della natura se non per esaltarle, ingrandirle, quando anche parlassero delle miserie e di argomenti e in istile malinconico ec. Cosí che la grandezza costituiva il loro modo di veder le cose e lo spirito della loro poesia. Tutto al contrario accade ne’ poeti, e negli  (2026) scrittori moderni, i quali non parlano né possono parlare delle cose umane e del mondo, che per deprimerne, impiccolirne, avvilirne l’idea. Quindi è che i linguaggi antichi sempre innalzano e ingrandiscono, massime quelli de’ poeti, i moderni sempre impiccoliscono e abbassano e annullano anche quando sono poetici. Anzi appunto in ciò consiste lo spirito poetico d’oggidí (che ha sempre, e massime oggi, grandi rapporti col filosofico di ciascun tempo). Gli antichi si distinguevano dal volgo coll’innalzare le cose al di sopra dell’opinione comune, i moderni poeti col