Pagina:Zibaldone di pensieri IV.djvu/320

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308 pensieri (2562-2563-2564)

tu non abbia veduto se non un solo individuo e che questo sia l’estremo o della grandezza o della piccolezza della specie. Ancorché tu ti formi l’idea della grandezza di quella specie sopra quel solo individuo, vedendone poi degli altri, non ti trovi ingannato gran cosa, né sproporzionatamente lontano dalla tua idea, né per causa della differente grandezza (purché siano in fatto della medesima specie), ti accade di non riconoscerli per individui di quella tale specie o di dubitare che non lo sieno. E ciò quando anche fossero gli estremi contrari del primo individuo da te veduto.  (2563)

Questo pensiero, considerate ben le cose, trovo che non è vero e però lo lascio a mezzo. La differenza delle proporzioni fisiche tra gl’individui umani ci par maggiore che nell’altre cose, per le ragioni ch’ho detto altrove. Ma in realtà non è maggiore né sproporzionata relativamente, e n’esiste altrettanta fra gli altri individui animali, in proporzione della loro maggiore o minor grandezza specifica, e parlando sempre, come si deve, a un dipresso: benché in essi animali non ci dia cosí nell’occhio e non ci paia tanta. Ma colla misura facilmente si scopre che la detta differenza negli animali è maggiore e negli uomini è minore ch’a noi non sembra (9-10 luglio 1822).


*   L’uomo non è perfettibile ma corrottibile. Non è piú perfettibile ma piú corrottibile degli altri animali. È ridicolo, ma contuttociò è naturale, che la nostra corrottibilità e degenerabilità e depravabilità sia  (2564) stata presa e si prenda a tutta bocca da’ piú grandi e sottili e perspicaci e avveduti ingegni e filosofi per perfettibilità (10 luglio 1822).


*   Per lo piú noi riconosciamo alla sola voce, anche senza vederle, le persone da noi conosciute, per moltiplici che siano le nostre conoscenze, per minima che