Pagina:Zibaldone di pensieri IV.djvu/37

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(2046-2047-2048) pensieri 25

ben diverse dalle facoltà, generalmente parlando, come qua e là ho mostrato di questa o di quella e come si può dire di tutte, purché sieno naturali e non acquisite anch’esse, sono tanto maggiori, piú vive, notabili, numerose ec. quanto l’uomo è piú vicino allo stato di natura, cioè o fanciullo o primitivo o selvaggio o ignorante ec. E quantunque le facoltà umane crescano coll’età e dell’individuo e de’ popoli o del mondo, nondimeno, essendovi due generi di disposizioni ad  (2047) esse facoltà, altre acquisite, altre naturali ed ingenite o in tutti o in qualcuno, quelle crescono allo stesso modo delle facoltà, queste, perché sono qualità naturali, sono assai maggiori nell’uomo naturale, e massime nel fanciullo, che nell’uomo civilizzato o nell’adulto, come tuttogiorno si osserva che i fanciulli son capaci di avvezzarsi, di imparare ec.; cose che gli uomini fatti non possono, se da fanciulli non hanno incominciato. Insomma, tutto quello ch’é naturale è tanto piú forte e notabile quanto il soggetto è meno coltivato ec., e tutto ciò che coltivato è piú forte ec., non è naturale ec. ec. (4 novembre 1821).


*    La memoria è la generale conservatrice delle abitudini. O piuttosto (giacché vediamo che, perduto quello che si chiama memoria, pur si conservano le abitudini), siccome la memoria,  (2048) in quanto facoltà, è una pura abitudine, cosí ciascun’altra abitudine è una memoria. Di memoria son provveduti tutti i sensi, tutti gli organi, tutte le parti fisiche o morali dell’uomo, che son capaci di avvezzarsi e di abilitarsi e di acquistare qualunque facoltà. La memoria è da principio una disposizione, poi una facoltà di assuefarsi che ha l’intelletto umano; l’assuefabilità e le assuefazioni delle altre parti dell’uomo sono disposizioni e facoltà di ricordarsi, di ritenere, che hanno esse parti. La memoria è un abito, gli abiti altrettante memorie, attribuite dalla