Pagina:Zibaldone di pensieri IV.djvu/428

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416 pensieri (2758-2759-2760)

cosí formati, di molti de’ quali forse non si riconosce ora piú la prima origine e forma di participii in atus, mancando loro le caratteristiche at. Odorus per odoratus. E tanto maggiormente si dee credere che questa sorta di contrazione familiarissima a noi fosse anche piú familiare al volgo latino che agli scrittori, quanto che il popolo ama sempre le contrazioni e accorciamenti (10 giugno 1823).  (2759)


*   Io udii un uomo di campagna, avvezzo per la sua professione a considerare i rovesci degli elementi come sciagure e calamità, raccontando gli effetti d’una inondazione da lui poco innanzi veduta, e raccontandoli come dannosissimi, e compiangendoli, soggiungere che nondimeno ella era stata una cosa bella e piacevole a vedere e udire, per l’impeto e il rombo, la grandezza e la potenza della piena. Tanto è vero che l’uomo è inclinato per natura alla vita e che tutte le sensazioni forti e vive, quand’elle non recano dolore al corpo e non sono accompagnate col danno o col presente pericolo di chi le prova, sono per la loro stessa forza e vivezza piacevoli, ancorché per tutte le altre loro qualità ed effetti siano dispiacevoli o terribili ancora (10 giugno 1823).


*   Chi vuol manifestamente vedere la differenza de’ tempi d’Omero da quelli di Virgilio, quanto ai costumi e alla civilizzazione, e alle opinioni che  (2760) s’avevano intorno alla virtú e all’eroismo, siccome anche quanto ai rapporti scambievoli delle nazioni, ai diritti e al modo della guerra, alle relazioni del nimico col nimico, e chi vuol notare la totale diversità che passa tra il carattere e l’idea della virtú eroica che si formarono questi due poeti e che l’uno espresse in Achille e l’altro in Enea, consideri quel luogo dell’Eneide (X, 521-36) dov’Enea fattosi sopra Magone che, gittandosi in terra, e abbracciandogli le