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(2778-2779) | pensieri | 427 |
un verbo greco attivo perduto (come lo sono i deponenti in latino), o che in greco sono appena conosciuti, o solamente poetici, o antiquati o insoliti, sono comuni ed usitati universalmente in latino, o se non altro si conservano. Di ciò si potrebbero addurre non pochi esempi. Bastimi il verbo gigno, attivo di γίγνομαι che significa gignor e che in greco manca non solo di voce ma eziandio di significazione attiva. E notate che il verbo latino gigno nel perfetto e ne' tempi che dal perfetto si formano e nel supino, muta la i radicale in e, e perde il secondo g come appunto accade nel greco γίγνομαι nelle sue inflessioni. Serva per altro esempio il verbo volo, il quale io dico esser la voce attiva di βούλομαι, cioè βνύλω, mutato il b in v, come in tanti (2779) altri casi (per esempio da βάδω, vado), vedi p. 4014, e fatto dell'ου, ω, alla dorica, cioè βώλω, come di βοῦς i dori βῶς, i latini bos; di ὕπνος gli eoli ὤπνος (come ὠψηλὸς da ὑψηλὸς), i latini somnus, di νὺξ νὼξ, nox: vedi p. 3816, oltre le solite mutazioni volgari di vulgus, vulpes ec. in volgus, volpes. Βούλω si trovò certamente nell'antica lingua greca, come mostra il suo medio βούλομαι. E forse sì βούλω che θέλω ed ἐθέλω furono fatti per πρόσθεσιν dal tema monosillabo λῶ volo, onde λωΐων, λώϊστος ec. Vedi Lexicon. E cosí θέλω volo viene forse dalla stessa radice del suo sinonimo βούλομαι, di cui però vedi Ammonio De Differentia vocabulorum (Ἀβουλέω nolo è di Platone e di Demostene nelle epistole). Di tal πρόσθεσις se n'ha appunto un esempio in θέλω-ἐθέλω. Vedi p. 3842. (12-13 giugno 1823).
* Alle osservazioni da me fatte circa il verbo expectare nel principio della mia teoria de' continuativi, aggiungi che anche in greco δοκάζειν vale osservare o stare a vedere guardare, e nel medesimo tempo aspettare, onde προσδοκᾶν (13 giugno 1823).