Pagina:Zibaldone di pensieri V.djvu/10

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(2803-2804-2805) pensieri 3

pasione molto piú forte e viva di quella, e molto piú avvilitiva dell’animo e sospensiva dell’uso della ragione, anzi quasi di tutte le facoltà dell’animo, ed anche de’ sensi del corpo.  (2804) Nondimeno la prima di queste passioni non cade nell’uomo perfettamente coraggioso o savio, la seconda sí. Egli non teme mai, ma può sempre essere atterrito. Nessuno può debitamente vantarsi di non poter essere spaventato (21 giugno 1823).


*    Si sa che negli antichi drammi aveva gran parte il coro. Del qual uso molto si è detto a favore e contro. 1 Il dramma moderno l’ha sbandito, e bene stava di sbandirlo a tutto ciò ch’é moderno. Io considero quest’uso come parte di quel vago, di quell’indefinito ch’é la principal cagione dello charme dell’antica poesia e bella letteratura. L’individuo è sempre cosa piccola, spesso brutta, spesso disprezzabile. Il bello e il grande ha bisogno dell’indefinito, e questo indefinito non si poteva introdurre sulla scena, se non introducendovi la moltitudine. Tutto quello che vien dalla moltitudine è rispettabile, bench’ella sia composta d’individui tutti disprezzabili. Il pubblico,  (2805) il popolo, l’antichità, gli antenati, la posterità: nomi grandi e belli, perché rappresentano un’idea indefinita. Analizziamo questo pubblico, questa posterità. Uomini la piú parte da nulla, tutti pieni di difetti. Le massime di giustizia, di virtú, di eroismo, di compassione, d’amor patrio sonavano negli antichi drammi sulle bocche del coro, cioè di una moltitudine indefinita, e spesso innominata, giacché il poeta non dichiarava in alcun modo di quali persone s’intendesse composto il suo coro. Esse erano espresse in versi lirici, questi si cantavano, ed erano accompagnati dalla musica degl’istrumenti. Tutte queste circostanze, che noi

  1. Vedi il Viaggio d’Anacarsi cap. 70.