Pagina:Zibaldone di pensieri V.djvu/187

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180 pensieri (3091-3092-3093)

nosciutach’ei vegga per la prima volta, solamente notando certe particolarità delle sue forme. Cosí si può riconoscere l’agricoltore, il legnaiuolo, il calzolaio, anche senz’altre circostanze che lo scuoprano.

Qual è dunque la vera forma umana? Ed essendo diversissime e in parte contrarissime le qualità che di essa si osservano in intere nazioni, classi ec. di persone, benché generalmente e regolarmente comuni in quella tal classe; come si può determinare esattamente essa forma secondo i capi delle qualità regolari e delle parti che regolarmente la compongono? E non potendosi determinare la forma umana  (3092) regolare e perfetta, perocch’ella regolarmente per intere classi, nazioni e secoli si diversifica, come si potrà determinare la bellezza della medesima? Quando appena si troverà una qualità che la possa comporre, la quale non manchi o non sia mancata regolarmente ad intere classi e generazioni d’uomini, o non sia stata anzi tutto l’opposto? Che cosa è dunque questo tipo di bellezza ideale, universalmente riconosciuto, eterno, invariabile? quando neppure intorno alla nostra propria forma visibile, se ne può immaginar uno che sia riconosciuto per tale da tutti gli uomini, in tutti i tempi, o che non possa, o non abbia potuto non esserlo? quando esso non si trova neppur nella natura? dove dunque si troverà, o dove s’immaginerà, o donde si caverà egli?

Perocché egli è certo che se taluno fosse (come certo furono e sono molti), il quale non avesse mai veduto altra forma d’uomini che l’una di quelle tali sopraddette, propria di una cotal nazione, o classe, o schiatta ec. ec.,  (3093) l’idea ch’egli si formerebbe della bellezza umana visibile non uscirebbe delle proporzioni e delle qualità ch’egli avrebbe osservate in quella tal forma, e sarebbe lontanissima, e talvolta contrarissima, all’idea che si formerebbe un altro che si trovasse nella stessa circostanza rispetto a un’altra