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202 pensieri (3132-3133-3134)

quel moderno che volle dare all’Italia una nuova Gerusalemme (Arici, Gerusalemme distrutta).

Ma l’interesse che nasce dalla virtú felice è, come ho detto, sempre debole anche in un soggetto nazionale e soffre moltissimi inconvenienti, massime in tempi cosí diversi da quelli di Omero, come sono i moderni e come furono quei di Virgilio che in molte parti si rassomigliano ai presenti.

1o, Tutte quelle speciali circostanze che ne’ tempi antichissimi rendevano singolarmente pregevole  (3133) la felicità, e cagione di stima per se medesima, perirono ben tosto, ed altre contrarie ne sottentrarono che produssero e producono contrario effetto, e sempre lo produrranno, perché queste seconde circostanze non sono per passar mai.

2o, È cosí falso,1 o per lo meno straordinario, che la virtú sia compagna della fortuna, che un virtuoso fortunato, un meritevole che ottiene il suo merito (e tanto piú s’egli è straordinariamente meritevole, se la sua virtú è veramente singolare, il che oggi sommamente nuoce) eccede quasi quel grado di singolarità e rarità che è compatibile colla credibilità, colla illusione, coll’immedesimarsi che dee fare il lettore ne’ casi e ne’ personaggi narrati dal poeta, con quella cotal somiglianza che il lettore dee pur trovare tra quei casi e i presenti, tra quelle persone e se stesso; deve, dico, trovarla per qualche parte, a voler ch’ei ci provi interesse. Di questo inconveniente ho già detto di sopra.2 Esso ancora non è mai per passare, anzi cresce e crescerà, si conferma e confermerassi ogni dí maggiormente.  (3134)


     3o, E ciò tanto piú, quanto l’idea che noi abbiamo della virtú è ben diversa da quella che s’aveva a’ tempi d’Omero. La virtú qual suol essere concepita

  1. Veggasi la p. 3451-2.
  2. Veggasi la p. 3125.