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(3131-3132) | pensieri | 201 |
teresse non pregiudicasse (ch’é pur sí difficile e raro) alla vivacità e forza del medesimo.1 E in vero se dalla estensione dell’interesse si deve misurare, almeno in qualche parte, il pregio d’un poema, anzi d’ogni scrittura, niun poema epico in questa parte né vinse né agguagliò la Gerusalemme, siccome ancora, secondo le opinioni di que’ tempi, ne’ quali ci dobbiamo riporre coll’intelletto, niun poeta epico si propose mai scopo piú nobile né piú degno né piú magnanimo che il Tasso, il quale intese col suo poema di contribuir piú che tutti gli altri scrittori insieme ad eccitare i principi cristiani a quella sacra e generosa guerra ec., coll’esempio e la lode di quelli che l’avevano intrapresa e valorosamente operata e felicemente terminata (puoi vedere per meglio conoscere le opinioni e i sentimenti (3132) dell’Europa cristiana verso l’impero Turco nel cinquecento la Bibliotheca Graeca del Fabricio, t. XIII, pag. 500-6).2
Molto ragionevolmente adunque i sopraddetti poeti (per non parlare degli altri, come di Voltaire e di Ercilla, autore dell’Araucana, e del Trissino ec). scelsero ai loro poemi argomento nazionale, senza la qual circostanza (largamente però intendendo la parola nazionale, come, per esempio, circa la Gerusalemme) è assolutamente impossibile dare alcuno interesse a un poema epico che abbia e serbi la unità, com’ella oggi s’intende. Ed è perciò ben poco lodevole l’assunto di
- ↑ Notisi che il Tasso procurò eziandio di render nazionale l’argomento della Gerusalemme col dare tra’ cristiani le maggiori parti del valore a due italiani Tancredi di Campagna nel Napoletano, il qual era patria del Tasso, e Rinaldo d’Este progenitore del Duca a cui il Tasso indirizzava il poema. E Rinaldo si è propriamente, non pure il secondo, ma l’altro Eroe della Gerusalemme con Goffredo, come ho detto a suo luogo, e, secondo l’intenzion del Tasso, a parti uguali, ma in effetto e’ riesce maggior di Goffredo.
- ↑ Vedi p. 3173. Vedi ancora particolarmente lo Speroni ,Orazioni, Venezia, 1596, p. 23 e p. 56 e 109 e Castiglione, Cortegiano, ediz. Ven., 1541, carta 173; ediz. Ven., 1565, p. 423-24, libro IV.