di piú come conquistatore barbaro e crudele, minacciante le nazioni civili (quasi come i goti e gli altri popoli settentrionali ne’ bassi secoli), anche astraendo affatto dalla religione. Quindi il voto de’ politici e degli scrittori di quel secolo per la lega universale contro i turchi prende un aspetto anche piú grave, e non è solamente da riguardarsi com’effetto di antiche opinioni e rimembranze religiose, e di fanatismo e d’immaginazione, ma come dirittamente spettante alla politica, e derivante dalla considerazione delle reali circostanze d’Europa in quel secolo. E tanto piú importante n’apparisce il soggetto, e piú degno, saggio e nobile il pensiero, la scelta e l’intenzione del Tasso, che nel suo poema fece servire la religione e le opinioni e lo spirito popolare del suo tempo, e le altre cose che si prestano alla poesia (perocché le speculazioni politiche non possono esser materia da ciò) a promuovere quello scopo ch’era allora de’ piú importanti per la conservazione della civiltà, della libertà, dello stato, del ben essere di tutta Europa, cioè la concordia de’ principi europei per essere in grado e di respingere e di distruggere il (3176) barbaro che minacciava o era creduto minacciare di schiavitú tutte le nazioni civili, il comune nemico che macchinava o era creduto macchinare la conquista di tutta Europa dopo quella di gran parte dell’Asia, e insidiare perpetuamente ai regni europei, come anticamente i persiani alle greche repubbliche. Né certo minor gravità ed importanza dovranno sotto tale aspetto essere riputati avere il poema del Tasso, la canzone del Petrarca e l’altre poesie e prose italiane o forestiere appartenenti a tal materia, di quella che avessero le orazioni d’Isocrate contro il Persiano, o di Demostene contro il Macedone; anzi, per ciò che spetta alla materia, tanto maggiore di queste, quanto queste toccavano l’interesse della Grecia sola, piccola parte d’Europa, e quelle miravano alla salvezza dell’Europa