Pagina:Zibaldone di pensieri V.djvu/29

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22 pensieri (2831-2832-2833)

convenire insieme, benché in questa tal bellezza e in questo tal caso convengano; ovvero da parti che non sogliono trovarsi riunite insieme, benché, trovandosi, sempre armonizzino: onde essa bellezza è diversa dalle ordinarie, benché sia vera bellezza, cioè intera convenienza ed armonia. In tal caso il contrasto  (2832) è estrinseco ed accidentale, non intrinseco: in tal caso la grazia deriva precisamente dalla bellezza, ma non dalla bellezza in quanto bellezza, bensí in quanto bellezza non ordinaria e di genere diversa dalle altre; cosí che la grazia anche in questo caso deriva dal contrasto, non delle parti componenti il bello, ma del tutto, cioè di questo tal bello, col bello ordinario; e dalla sorpresa che l’uomo prova vedendo o sentendo una bellezza diversa da quella ch’egli suole considerar come tale, il che produce in lui un contrasto colle sue idee. Questo caso, da cui nasce la grazia, non è raro. Tutte quelle fisonomie, o quelle forme di persona, perfettamente armonizzanti, e con tutto ciò non ordinarie, o nelle quali non si suol trovare armonia, o insomma di genere diverso dal piú delle fisonomie e forme belle sono per qualche parte graziose. E il caso è piú frequente e piú facile nelle maniere, le quali ammettono piú varietà che le forme materiali e naturali, e possono armonizzare in molti piú modi che le dette forme.  (2833)

La grazia, anche in questi casi, è sempre relativa, cioè secondo il contrasto che fanno quelle tali forme o maniere colle assuefazioni e colle idee che lo spettatore ha intorno al bello. Il qual contrasto può esser maggiore in una persona, minore in un’altra, e in un’altra nullo: e quindi produrre un senso di maggiore o minor grazia; ovvero questo senso non esser prodotto in niun modo. E questa varietà può anche essere in una medesima persona in diversi tempi e circostanze, assuefazioni ed idee. Onde può succedere che ad una medesima persona in altro tem-