Pagina:Zibaldone di pensieri V.djvu/415

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408 pensieri (3472-3473-3474)

tichi>che pretendevano e aspiravano particolarmente al nome di scrittori, e massime di letterati. Si osservino sottilmente le opere d’Isocrate, di Senofonte e di tali altri cento. Tutte parole in sostanza  (3473) senza piú. Gli antichi letterati, se ben guardiamo, non si proponevano in conchiusione altro, che di dir bene, correttamente, cultamente e artifiziosamente quello che tutti già sapevano e pensavano o facilissimamente avrebbero potuto e saputo pensare da se, ma poco sapevano in quel modo significare. E non per altro in verità divenivano famosi che per questo (ancorché forse né gli altri né essi se ne avvedessero, o avessero avuta questa intenzione espressa e distinta e a se medesimi manifesta), quando ottenevano il detto effetto. E non parlo già qui de’ sofisti, i quali, a differenza degli altri, avevano e professavano apertamente la detta intenzione e la facevano vedere; e questa si era l’unica diversità reale che passasse tra’ piú antichi sofisti e i classici, e il genere di scrittura di questi e di quelli. Gli uni affettavano di dir bene, e mostravano di affettarlo, gli altri dicevano bene per arte, ma non mostravano di procurarlo e ricercarlo, come però facevano. Quanto allo stile, questi e quelli differivano notabilmente. Quanto a’ concetti,  (3474) alle sentenze, all’invenzione, alla condotta, all’ordine ec. non v’è divario alcuno. Si considerino attentamente i due predetti (nemici ambedue de’ Sofisti), e tutti quelli che fra gli antichi cercarono e ottennero fama di bene scrivere;1 e si vedrà che ne’ loro concetti ec. tutto è sofistico. Né anche bisognerà molta attenzione ad avvedersene. In Senofonte, particolare odiator de’ sofisti, tanto perseguitati dal suo maestro (vedi la fine del Cinegetico) e a lui per se stesso abbominevoli; in Senofonte, cosí candido e semplice e naturale che par tutto l’opposto possibile del sofistico, in Senofonte il sofi-

  1. Aristotele, per esempio, non la cercò, né Teofrasto ec.