Pagina:Zibaldone di pensieri VI.djvu/31

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26 pensieri (3556-3557)

rale, o se per natura non sono portati a farsene cibo ec.); ed apparisce in essi animali una certa o amorevolezza o compiacenza verso questi piccoli. Similmente negli uomini verso i piccoli degli animali che cresciuti non son deboli. E di questa compiacenza non n’è solamente cagione la piccolezza per se (ch’è sorgente di grazia, come ho detto altrove), né la sola sveltezza che in questi piccoli suole apparire (siccome ancora nelle specie piccole di animali) e che è cagion di piacere per la vitalità che manifesta e la vivacità ec., secondo il detto altrove da me sull’amor della vita, onde segue quello del vivo ec., ma v’ha la  (3557) sua parte eziandio la debolezza (29-30 settembre 1823). Vedi p. 3765.


*   Untare, untar (spagnuolo) da ungo-unctus. Unctito dal medesimo. Urtare, heurter (francese) da un urtus participio di urgeo, o da un ursus mutato in urtus, come falsus in faltus ec. Vedi la p. 3488 e quella a che essa si riferisce (30 settembre 1823).


*    Alla p. 2984. Anche il nostro vieto è il positivo vetus. E la doppia terminazione francese vieil, vieux forse non ha altra origine che l’esser questi originalmente due nomi diversi, l’uno positivo, l’altro diminutivo. Ai diminutivi latini usati positivamente nello stesso fior della latinità aggiungi oculus, e vedi quello che altrove ne ho detto in proposito della voce russa oco, citando l’Hager 1) (30 settembre 1823).


*    Alla p. 3341, principio. Dire, per esempio, livre deux, chapitre dix e simili, sembra veramente esser

  1. Noi ancora diciamo veglio, vegliardo ec. voci antiche, ora poetiche, o da vieil, e d’origine provenzale ec., o da veculus dirittamente, come periglio da periculum, del che vedi la pag. 3515, fine e margine.