Pagina:Zibaldone di pensieri VII.djvu/183

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178 pensieri (4241-4242)



*    Dispetto e despetto, cioè disprezzato, per dispregevole.


*    «Egli è pur certo che l’ordine antico delle stagioni par che vada pervertendosi. Qui in Italia è voce e querela comune che i mezzi tempi non vi son piú, e in questo smarrimento di confini non vi è dubbio che il freddo acquista terreno. Io ho udito dire a mio padre che in sua gioventú a Roma, la mattina di pasqua di Resurrezione ognuno si rivestiva da state. Adesso chi non ha bisogno d’impegnar la camiciuola, vi so dire che si guarda molto bene di non alleggerirsi della minima  (4242) cosa di quelle ch’ei portava nel cuor dell’inverno». Magalotti, Lettere familiari, parte 1, lett. 28, Belmonte, 9 febbraio 1683 (cento e quarantaquattr’anni fa!!) (7, 1827, Recanati). Se i sostenitori del raffreddamento progressivo ed ancor durante del globo, se il bravo dott. Paoli (nelle sue belle e dottissime Ricerche sul moto molecolare dei solidi) non avessero avuto o avessero da assegnare altre prove di questa loro opinione, che la testimonianza dei nostri vecchi, i quali affermano la stessissima cosa che quello del Magalotti, allegando la stessa pretesa usanza, e fissandola allo stesso tempo dell’anno: si può veder da questo passo, che non farebbero grand’effetto con questo argomento. Il vecchio laudator temporis acti se puero, non contento delle cose umane, vuol che anche le naturali fossero migliori nella sua fanciullezza e gioventú, che dipoi. La ragione è chiara, cioè che tali gli parevano allora; che il freddo lo noiava e gli si faceva sentire infinitamente meno ec. ec. Del resto, non ha molt’anni che le nostre gazzette, sulla fede dei nostri vecchi, proposero come nuova nuova ai fisici la questione del perché le stagioni a’ nostri tempi sieno mutate d’ordine ec. e cresciuto il freddo; e ciò da alcuni fu attribuito al taglio de’ boschi del Sempione ec. ec. Quello che tutti noi sappiamo, e che io mi ricordo