Pagina:Zibaldone di pensieri VII.djvu/365

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356 pensieri (4422)

 (4422) però nondimeno che non vi sia giovane, qualunque maniera di vita egli meni, che pensando al suo modo di passar quegli anni, non sia per dire a se medesimo quelle stesse parole (2 dicembre 1828, Recanati).


*    La lingua spagnuola pare e parrà sempre ridicola agl’italiani per la stessa ragione per cui la scimmia riesce un animale ridicolo all’uomo: estrema similitudine con gravi differenze. Ma questo ridere dello spagnuolo, assolutamente parlando, è per lo meno cosí irragionevole come il ridere della scimmia; e di piú, è soggetto a reciprocità; giacché è naturale che l’italiano riesca, e con altrettanta ragione, altrettanto ridicolo agli spagnuoli. Lo spagnuolo ci riesce ridicolo nel modo e per la ragione che ci riesce tale un dialetto dell’italiano. Similmente l’italiano dee riuscire ridicolo agli spagnuoli come un dialetto della lingua spagnuola. Egli è dunque un vero pregiudizio negl’italiani il considerar lo spagnuolo come lingua o pronunzia che abbia qualcosa di ridicolo in se, argomentando dall’effetto che essa fa in noi (2 dicembre 1828) (vedi la p. 4506).


*    Alla p. 4248, fine. I greci molto ragionevolmente, checché ne dica Cicerone, che preferisce la voce latina convivio, chiamavano il convito simposio, cioè compotazione, perché in esso non era veramente comune, e fatto in compagnia, se non solo il bere, cosa ragionevolissima, e non il mangiare, come forse tra’ romani ec. (vedi il luogo di Cicerone nel Forcellini in Convivium o Symposium o Compotatio ec.) (2 dicembre 1828).


*    Guadagnoli recitante in mia presenza all’Accademia de’ Lunatici in Pisa, presso madama Mason, le sue sestine burlesche sopra la propria vita, accompagnando il ridicolo dello stile e del soggetto con quello