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Pagina:Zibaldone di pensieri VII.djvu/425

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416 pensieri (4482-4483)

gli ebrei in un loro libro di sentenze e detti varii, che si dice tradotto di lingua arabica, ma verisimilmente è pur di fattura ebraica, (Orelli, Opusc. graec. moral., t. II, Lipsia, 1821, praef., p. XV), che non so qual sapiente, dicendogli uno: io ti sono amico, rispose: che potria fare che non mi fossi amico? che non sei né della mia religione, né vicino mio, né parente, né uno che mi mantenga? (sentent. 269; Apophthegm. Ebraeorum et Arabum, ed. a Io Drusio; Franequerae, 1651). - Quodam dicente, Amo te, Cur inquit, me non amares? Non enim es ejusdem mecum religionis, nec propinquus meus, nec vicinus, nec ex iis, qui me alunt Orelli, ib., p. 506-7 (4 aprile 1829).


*    Il piú certo modo di celare agli altri i confini del proprio sapere, è di non passarli mai (4 aprile 1829).


*    Moestus da moereo (moeritus, moesitus, moestus, come torreo - tostus, questus, quaestus ec.): 1o, participio in us con senso neutro e presente; 2o, participio aggettivato; 3o, non piú riconosciuto per participio. Vedi Forcellini ec. (4 aprile) Se non è da maereor.  (4483)


*   Alla p. 4437 (dove la sgrammaticatura continua e il balbettare viene dall’esser gli autori forestieri, grecizzanti non greci, o dall’affettare il dir non greco, l’imitazione del linguaggio scritturale dei Settanta ec.).


*    L’imperfetto indicativo pel congiuntivo. Se io sapeva (avessi saputo) questo, non andava (non sarei andato) ec. Ch’ogni altra sua voglia Era (sarebbe stata) a me morte, ed a lei infamia rea. Petrarca, canz. Vergine bella. Anche il piú che perfetto. S’io era ito ec., non mi succedeva ec. E in francese si j’ètais (s’io fossi) ec. ec. - Pretto grecismo (4 aprile 1829).