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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/106

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di no col capo, ridendo del suo riso provocante di bionda paffuta. Lo Schiampagna bevuto l’aveva fatta diventar tutta rosea in volto con le labbra umide, gli occhi lucenti; ed il banchiere, ad ogni movenza leggiadra delle sue spalle, ad ogni leggero e voluttuoso ringonfiamento del suo collo, allorchè rivolgeva la testa, offriva una somma maggiore.

Egli vedeva là, vicino all’orecchio della ragazza, un posticino tenero, vellutato, che lo rendeva pazzo assolutamente.

Di tratto in tratto Nana, disturbata, si ricordava dei spot convitati, procurando d’esser amabile per mostrare che sapeva ricevere.

Verso la fine della cena era molto brilla; lo Sciampagna

le dava subito alla testa, il che la desolava.

Allora un’idea la esacerbò.

Era una porcheria che quelle signore volevano farle conducendosi così male da lei, apposta per farle uno sfregio.

Oh! ci vedeva chiaro lei!

Lucia aveva ammiccato per spingere Foucarmont contro Labordette, mentre Rosa, Carolina e le altre-aizzavano quei signori. Ormai il chiasso era tale che non si poteva più intendersi, affar di dire che si poteva permettersi ogni cosa, quando si cenava da Nana.

Ebbene! stavano per vedere! L’aveva un bell’esser brilla, lei, era ancora la più ammodo, la più chic.

— Bambina mia, riprese Bordenave, ordina dunque di ser — Sapete, se yolete del caffè, ce n’è di là.

Tutti lasciarono la tavola, si spinsero verso la sala da pranzo senza aver notato la collera di Nana, ed in sala non rimase più che Bordenave, il quale aggrappandosi alle pareti, inoltrandosi con precauzione, mandava bestemmie a quelle maledette femmine che s’infischiavano del babbo, ora che si erano ben rimpinzate.