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Dietro di lui, i camerieri sparecchiavano sotto gli ordini del maggiordomo, lanciati a viva voce.
Essi si precipitavano, si spingevano, facendo sparir la tavola, come ina decorazione da scena al fischio del macchinista.
Gli ospiti dovevano tornar in sala dopo il caffà,
— Capperi! Fa meno caldo qui, disse Gaga con un leggiero brivido entrando nella sala da pranzo.
— La finestra di quella sala era rimasta aperta: due lampade rischiaravano la tavola, su cui stavano i vassoi col caffè in piedi, mentre accanto cresceva il chiasso dei camerieri.
Nana era.scomparsa: ma nessuno si dava pensiero della.
sua assenza. Si faceva benissimo senza di lei, ognuno servendosi, frugando nei cassetti della credenza, per trovare i cucchiaini che mancavano. S’erano formati parecchi crocchi:
le persone divise durante la cena si ravvicinavano, scambiando sguardi, risate espressive, parole che riassumevano le situazioni.
— Non è vero, Augusto, diceva Rosa Mingon, che il signor Fauchery dovrebbe venire a colazione da noi, uno di questi giorni?
Mignon che si baloccava colla catena dell’orologio, scrutò un momento il giornalista coi suoi occhi severi, con un sorriso di cattivo u more. Rosa era pazza. Da buon amministratore ci metterebbe ordine a un tale sciapio. Per un articolo, vada; ma poi, servitori! Però, conoscendo che testolina avesse la moglie ed avendo per norma di permetterle con paterna indulgenza una corbelleria, quand’era neccessaria rispose; facendo il cortese:
— Certo.. sarò felicissimo.... Venito, venite, domani, signor Fauchery.
Lucia Stewart, che stava ciarlando con Steiner e Bianoa,
udì quell’invito, ed alzando la voce, disse al banchiere:
— È una smania che hanno tutte. Ce n’è una che m’ha perfino rubato il cane!... Vediamo, caro mio, è forse mia la colpa se voi la piantate? o.
Rosa voltò la testa. Sorsaggiava lentamente il suo " caffà guardava Steiner fisso, fisso, pallidissima; e tutta la collera