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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/115

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Tutti gli altri si smascellarono dalle risa.

— To’! chiese stupita Tatan Néné che l’aveva scorto, perchè mai mette dello sciampagna nel pianoforte?

— Come, figliuola, non sai? rispose seriamente Labordette.

Non v’ha nulla di meglio pei pianoforti. Rinforza il suono.

— Ah, mormorò Tatan Néné convinta.

E siccome si rideva, ella andò in collera.

Che ne sapeva lei! le davano sempre frottole da bere.

Le cose volgevano assolutamente alla peggio, la notte minacciava di finir sconciamente.

In un angolo Maria Blond era alle prese con Lea di Horn, che ella accusava di darsi a della gente di poco conto; e ne venivano alle parolaccie, pigliandosela a proposito della loro

faccia.

Lucia, che era brutta, le fe’ star zitte. Il viso sui significava nulla; bisognava esser ben fatte della persona.

Più in 1à, su un canapè, un segretario d’ambasciata aveva cinta con un braccio la vita di Simona, a cui cercava di dare un bacio sul collo.

Ma Simona, stanca, imbronciata, lo respingeva ogni volta con un:

— «Mi secchi!» e gran colpi di ventaglio sul viso.

Nessuna, del resto voleva esser toccata; o che le pigliavano per sgualdrine?

Gaga, però, avendo riafferrato la Faloise, se lo teneva quasi in grembo: mentre Clarissa, scompariva, fra due signori, scossa da un riso convulso di donna solleticata.

Attorno al pianoforte, il giochetto continuava, in un-accesso di stupida pazzia; tutti si spingevano, ognuno voleva votar il suo fondo di bottiglia, era semplice e grazioso.

-— To! vecchio mio, bévine un sorso... Diamine! ha sete, codesto Pianoforte... Attenti! Eccone ancor una: non bisogna sciupar nulla.

Nana, volgendo loro le spalle, non li vedéva ella si: ac conciava decisamente col grosso Steiner che le sedeva vicino.

Tanto peggio! la colpa era di quel Muffat che non aveva voluto.

Seduta lì, nella sua veste di seta bianca, leggera, e sciupata