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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/116

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come una camicia, col rimasuglio di ubbriachezza che la impallidiva, gli occhi stanchi, ella si offriva colla sua aria placida di ragazza bonaria. Le rose delle trecce e del suo busto s’erano sfogliate; non rimanevano che i gambi;

Ma Steiner, d’un tratto, ritirò rapidamente la mano dalle gonne di Nana ove aveva incontrato gli spilli, appuntati da Giorgio e da Daguenette; comparvero alcune goccie di sangue; l’una cadde sul vestito della giovine e lo macchiò.

— Ora, il patto è firmato, disse lei seriamente.

La luce del giorno cresceva: un chiarore losco, orribilmente triste, penetrava dalle finestre. Allora la partenza incominciò, con uno scompiglio pieno di malumore e di svogliatezza. Carolina Héquet, stizzita d’aver perduta la notte, disse che era tempo di andarsene, se non si voleva vederne delle belle;

Rosa faceva un muso da donna nauseata e compromessa. Succedeva sempre così con quelle creature: non sapevano comportarsi, erano schifose fin da bel principio. E Mignon avendo ripulito interamente Vandeuvres, la coppia se ne andò, senza curarsi di Steiner, dopo aver ricordato a Fauchery l’invito fattogli pel domani. Lucia allora rifiutò di farsi accompagnare dal giornalista, che rinviò, parlandogli a voce alta, dalla sua commediante da strapazzo.

In sul punto, Rosa s’era voltata, rispose con un: «Sgualdrina!»

Per fortuna, Mignon pieno di paterna indulgenza per le baruffe femminili, sperimentato e superiore ad ogni debolezza, spinse fuori Rosa, pregandola di finirla. Dietro di loro, Lucia, tutta sola, scese le scale con regale alterezza. Poi toccò a Gaga di condursi via la Faloise, malato, singhiozzante come un bimbo, chiamando Clarissa, scappata da un pezzo coi suoi due signori. Anche Simona era scomparsa. Non rimanevano più che Tatan Néné, Lea di Horn e Maria Blond, che Labordette, compiacente, s’incaricò di scortare.

— Gli è che non ho proprio voglia di dormire - riporta Nana. Converrebbe far qualcosa,

Guardava il cielo attraverso ai vetri, un cielo livido ove correvano delle nubi, nere come fuliggine. Erano le sei. Dirimpetto, SO lato del boulevard Hausmann, i tetti umidi