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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/119

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esaminava, si passava un dito sotto gli occhi per stemprarsi il belletto, e correggere la truccatura, mentre i becchi di gas, dai due lati dello specchio, l’accendevano di uno sprazzo di vivida luce.

— E così, è egli arrivato? chiese Prullière, entrando vestito da generale d’operetta, con uno spadone, stivalacci enormi e pennacchio sproporzionato.

— Chi mai? disse Simona senza scomodarsi, ridendo allo specchio per vedersi le labbra.

— Il principe.

— Non so, scendo ora.... Ah! deve venire? Viene dunque tatti i giorni.

Prullière s’era accostato al camino, che stava rimpetto alla console ove ardeva un fuoco di coke; due altri becchi di gas vi fiammeggiavano largamente. Alzò gli occhi, guardò Porologio a pendolo ed il barometro, posti a dritta ed a sinistra insieme a sfingi dorate, stile impero; poi si allungò su un ampio seggiolone, il cui velluto verde, sciupato da quattro generazioni di commedianti, aveva preso una tinta giallognola.; e rimase li, immobile, gli occhi nello spazio, nell’attitudine paziente insieme ed annoiata propria degli artisti, abituati all’attesa della loro entrata in iscena.

Il vecchio Bosc era comparso a sua volta, trascicando i piedi, tossendo, avviluppato in un vecchio mantello giallo I -di cui un lembo, scivolato da una spalla, lasciava vedere la giacca a lamine d’oro del re Dagoberto.

Un istante, dopo aver posato la corona sul cembalo, sen2’aprir bocca, ei sgambettò imbronciato, coll’aria di brav'uomo però, colle sue mani fatte tremule da un principio d’alcolismo; mentre una lunga barba bianca dava un non so che «di venerabile alla sua faccia rubiconda da beone. Poi, nel Silenzio, mentre un acquazzone sferzava i vetri della gran finestra quadrata che dava sul cortile, ebbe un gesto di disgusto o

— Che animalaccio d’un tempo! grugnì.

Simona e Prullière non si mossero. Quattro o cinque fiat an ritratto del comico Vernet, dei paesaggi, prendevano tinte giallognole alle ardenti fiamme del gas. Dall’alto d’una co