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Pagina:Zola - Nana - Pavia - 1881.pdf/147

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stava sempre in ascolto, aspettando la sua parola di richiamo.

— Il terzo atto è il più breve, credo, disse il principe, disturbato dalla presenza del conte.

Essa non rispose, la faccia cambiata, tutta occupata della sua parte. Con un rapido movimento delle spalle aveva fatto scivolar giù la pelliccia, che la Tibì, in piedi dietro di lei, ricevette sulle braccia. E così ignuda, dopo aver portato le mani alla capigliatura, come per assicurarla, entrò in Scena.

= Zittò! Zitto! bisbigliò Bordenavo, Il conte ed il principe erano rimasti sorpresi, In mezzo al gran silenzio, un sospiro profondo, un lontano rumore di folla, andava innalzandosi. Ogni sera, la comparsa di Venere, nella sua nudità da Dea, produceva quell’effetto.

Allora Muffat volle vedere; pose l’occhio ad un foro.

Al di la dell’arco di cerchio sfolgorante della ribalta, la platea appariva oscura come riempita d’un fumo rossiccio: e su quel fondo di tinta neutra, dove le file di teste mettevano un confuso pallore, Nanà spiccava candida, ingrandita, coprendo i palchi di prima fila alla volta. La vedeva in dorso, ì Îà nuca in iscorcio, le réni tese, lé bràccia aperte, meritre in terra, a livello de’ suoi piedi, stava la testa del suggeritore, fina testa dà vécchio, d’espressione povera ed oriesta, che paYeva spiccata dal trorico.

À, cette frasi della sua aria d’entrata, il corpo di Nana pareva scosso da ondulazioni che partivano dal collo, scendévano allà vita 6 spiravano tiel lembo della sua tunica, Quaid ebbé mandato fhoti l’ultima nota in mezzo ad tna teinpesta d’appliusi, salutò; i veli svolazzanti, la sua capi’ ggliatùraà cadente sulle réni nello scorcio della schiena ripiegta. Al vederla così, coi fiarichi în fuoti, vehit è ritroso verso il foro da cùi la giiardava, il conte si rizzò pallidisimo.

“ Ia scenià èrà scomparsa: èi mon iscorgeva pit altro chè il rovesciò dello scenario, la screziata confusione dei vecchi Avvisi, incollati ih totti i sensi se Sul rialzo praticabile, fra le striscio di gas, l’Olimpo avera raggiunto la vecchia Druàrd che sonnecchiatà. Essi aspétta“ vano la fine dell’atto, Bosc e Fontan, seduti in terra, il niento

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